Shizune

parte 3

 

Sempre più stupiti camminiamo lentamente, senza pestare nulla, ci guardavano attraverso le vetrate.

Alla fine della stanza c’era una scatola di cartone con scritto: “Offerta libera! Saranno i soldi per pagare i gruppi!”. Troviamo finalmente il bar, ci stava aspettando una signora con una traversa. Abbiamo ordinato da bere mentre cercavamo di capire chi era il pazzo che aveva organizzato un concerto del genere in un posto come quello. Vediamo arrivare il terzo spettatore, era una persona famigliare. Mattia, ci dice che non aveva la minima idea che ci sarebbe stato un concerto. Lui andava in quel posto dopo lavoro per bersi qualcosa ma non aveva mai visto organizzato un live di questo tipo, solo cover-band (terribile cosa).

Noi non sapevamo neanche l’esistenza di questo locale. Ci domandiamo anche chi sarebbe arrivato per il momento eravamo soltanto tre persone che facevano da pubblico. Nel tempo di bere e fumare qualche sigaretta e ci siamo moltiplicati, eravamo diventati magicamente in sei. Il primo gruppo era proprio gli Shizune. Era esattamente come il concerto allo skatepark solo dentro ad una specie di salotto di una non casa dove c’era un volume improponibile. In tutto eravamo in sei come pubblico e i componenti di altri due gruppi, in più c’era la signora che avevamo incontrato prima che pian piano stava cercando di togliere tutti i bicchieri dall’interno di una credenza. Ogni gruppo avrà suonato trenta minuti, non di più. Penso per il semplice rispetto dei timpani dei sei poveri sfigati.

Gli Shizune finiscono di suonare, tra il solito avvicinarsi troppo al volto delle persone, i soliti ringraziamenti e la consueta vena sul collo che sta per esplodere. Smontano velocemente strumenti e pezzi di batteria per il gruppo che suonava dopo. Era il momento per me di trovare il bagno, era una porticina a sinistra esattamente affianco all’amplificatore del chitarrista. Lo schivo cercando di non pestare la custodia che bloccava la porta, aperta giusta per far entrare a stento. Dall’interno del bagno sento che stavano facendo il sound-check, dovevo fare molto veloce. Le mie abitudine di lavarmi le mani mi avevano bloccato in bagno. Mi ero detta aspetto lo stacco tra la prima e la seconda canzone ed esco.

Impossibile.

Anche questo chitarrista era lì pronto a bloccare la porta con le spalle. “Ok, resto quà finchè questi stronzi non la smettono”. Alla fine il bagno dei locali amplifica abbastanza bene, anche lì si sentiva abbastanza bene. Non so esattamente quanto fosse passato, ma un ragazzo ha aperto la porta e con nonchalance sono sgattaiolata fuori senza guardare le facce delle persone. Stavano suonando gli Storm{O}, non erano come li avevo sentiti a casa. Non erano male, ma li reputavo comunque matti. Assolutamente tecnici, tempi stranissimi. Testi incomprensibili anche se in italiano. “Ci stanno, pazzerelli!” dissi a Mauro, lui annuì. Il cantante si tolse la maglietta, lì dentro c’era la puzza di spoiatoio ormai, aveva un tatuaggio sul costato incomprensibile e delle bruciature da accendi-sigari un po ovunque. La mia teoria suoi montanari che fanno musica si è accertata, sono tutti pazzi. Quando han finito io non sentivo nulla, solo un fischio. Ero al settimo cielo!

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