Nikon

parte 1

 

Per quattro anni ho fatto foto allo Sherwood Festival di Padova. Già dal terzo anno ero poco propensa a collaborare ancora ma alla fine mi convissi a farlo alle mie regole. Avevo deciso fare le foto solo con la mia Zenit in analogico. In più una mia vecchia amica (Francesca) aveva deciso anche lei di partecipare. Gli avevo insegnato tutto quello che sapevo sulla fotografia ma gli mancava la macchinetta. Con un gesto compassionevole o d’amicizia avevo deciso di donargliela per tutto il periodo. Alla fine dei conti era per qualche serata nell’arco di un mese e in più lei è del mio stesso paese e non ha la patente per cui ogni volta che andava lei ci sarei stata anche io. La portavo ogni volta con la mia macchina.

Per tutto il periodo ho avuto grandi problemi con la mia Zenit che non ce la faceva a far girare bene il rullino. Ho vomitato rullini che alla fine non mi davano mai risultati quando andavo a casa al mattino e mi mettevo a sviluppare i negativi. Francesca invece si era ambientata parecchio in quell’ambiente per me ormai ostile.

Il giorno in cui dovevano suonare i Teatro degli orrori e Bologna Violenta avevo dormito quasi un’ora dopo aver scoperto che la Zenit mi aveva fatto un altro scherzetto la sera prima. Si era bloccato il rullino al primo fotogramma quindi da quelle che dovevano essere trentasei foto era uscito poi un fotogramma con trentasei esposizioni. Ho ricaricato la Zenit e per sicurezza anche la Nikon semi-automatica e con Mauro sono andata a prendere Francesca per poi andare a Padova al pomeriggio così da poter con tranquillità rivedere Nicola come avevamo stabilito.

Almeno rivedo una buona persona, chissenefrega delle foto.

Francesca, chiaramente, a casa non c’era. Ovvio, è normale fare così per lei. Sua madre si infervora non poco, incomincia a chiamarla. La blocco subito. “Signora, non ho tempo, non ho voglia… Le dica che non la aspetto e si deve arrangiare! Arrivederci”. Ho girato i tacchi e son andata verso Padova.

Alle 21:30 mi chiama chiedendomi un passaggio dalla stazione di Padova a dov’ero io. Ovviamente vado a prenderla, non si lascia una ragazza indifesa con la mia Nikon a piedi per Padova. “Stai tranquilla Alice, manca poco alla fine dello Sherwood”, penso. La recupero, ri-parcheggio con uno dei miei migliori parcheggi inventati al centro di una rotonda.

Ero nel pieno dell’incapacità di ragionare.

Arriviamo davanti alla pizzeria e lei incontra delle persone.

A me di stare lì non me ne fregava nulla.

Il concerto era iniziato, lei dice “Che merda”.

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