Luca

parte 2

 

Luca e Alberto non facevano altro che discutere sulla scaletta da fare. “Qua facciamo Was?” “Che stronzata! Quella va per ultima!!”, dicevano continuamente questa di qua o di là, iniziamo con questa”, “no quelle di Solo un grande sasso para!”. La bassista nel mentre temporeggia accordando più strumenti possibili e lanciando occhiatacce tanto per dire “Ve la sbrigate voi!”.

Io ero lì soltanto per portare la cassa di birra che mi avevano chiesto e invece dovevo sorbirmi tutte quel parlottare. Dopo del tempo, non saprei quantificare ma sembrava parecchio, si mettono d’accordo sul da farsi. Aprono una bottiglia e prendono in mano gli strumenti. Fanno tutte le canzoni sulla scaletta più e più volte. Con nessuna interruzione tra una e l’altra, se non per bere qualche sorso. Sdraiata sul divano dall’altra parte del mixer mi godo l’anteprima del concerto, gli insulti affettuosi tra di loro, i suoni buttati a casa e una fredda birra. Quando sento un urlo proveniente dall’altra stanza. Avevano anche smesso di suonare. Guardo attraverso il vetro e vedo Luca piegato su se stesso e gli altri due che cercano di capire. Mi chiedono di prendere del ghiaccio “cos’è successo? dove cazzo lo trovo?!”. Per fortuna avevano un piccolo frigo con un minuscolo congelatore. Recupero la prima cosa ghiacciata che trovo e gliela porto. Si son scostati farmi strada e poter appoggiare quello che avevo pescato. Aveva la mascella interamente staccata. Gli occhi dicevano “aiutami!”, la bocca invece un perenne “mio Dio!” ma lui non riusciva a parlare. Lo “smascellamento duro” aveva colpito, era rimasto bloccato. Lo rimase allungo. Lui ci ha comunicato scrivendo in un foglio che non era la prima volta e si sarebbe messo apposto con un colpo deciso. Per tutto il pomeriggio ha cercato di rimettere al suo posto quell’espressione notevolmente stupita ma senza tanti risultati anzi aveva anche dei lividi in più. Il metodo era sbattere la parte danneggiata sul tavolo.

Gli altri intanto cominciano a caricare gli strumenti sul furgone. A m toccava il compito di portarlo da un suo amico medico. Loro partono, noi anche. “Ci vediamo lì!”.

Ci abbiamo messo un bel po a trovarlo. Gli dice che non poteva più di tanto aiutarlo, sarebbe dovuto andare da una persona più specializzata. Dopo tanto supplicare per salvare la prima data, è riuscito comunque a limitare i danni. Non era del tutto risolto, ma no sembrava più la maschera di Scream. Da lì dovevamo bai-passare due paesi per arrivare circa in orario, non sarebbe riuscito a fare lui il sound-check ma almeno sarebbe riuscito a suonare senza spaventare nessuno.

Luca ti regalo un elastico e ti avvolgi la testa, no ti succederà più!”, gli disse il suo amico.

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