Amorfo

parte 3

 

Prendo la macchina e vado in stazione salgo sul treno delle 12:21 arrivo a Venezia alle 12:46. Cambio mezzo pubblico, vaporetto numero 5.1 delle 13:04 arrivo alla fermata “Giardini Biennale” e sono le 13:39.
“Finquì tutto bene.”
Alle 14 avrei dovuto iniziare avevo venti minuti per temporeggiare. Timbro guardo se trovo delle borse nei padiglioni, infine mi dirigo alla postazione a dare il cambio turno. Li c’erano due ragazze loquaci a cui chiedo alcune informazioni. La più importante era se sapevano l’orario effettivo in cui avrei dovuto andarmene, l’altra era sapevano chi doveva stare con me sei ore. Ma come me sapevano poco.
Si presenta il tipo con gl’occhiali a specchio ed un suo amico. L’amico ci dice che era per il turno pomeridiano e che non parlava molto italiano.

Ottimo!

Mi ero anche dimenticata il libro a casa. L’unico sollievo era il pacchetto di sigarette che è durato neanche 5 ore. Il tipo dopo le prime due/tre ore lo soprannominato l’amorfo. Lui principalmente stava in piedi sull’angolo dell’imbarcadero serioso a fissar non so cosa, perché chiaramente non toglieva gl’occhiali. Stava lì, non parlava con me, ne con quelli del vaporetto , ne con quelli che gli chiedevano qualcosa, ma ogni tanto telefonava a qualcuno parlando in rumeno. Avevo provato a  fare una minima conversazione, ma le uniche cose che diceva erano come si chiamava, di dov’era e che non parlava italiano e neppure l’inglese e se potevo aiutarlo. L’unica cosa che proprio non capivo era come si chiamasse, dunque ecco il sopranome.
Il primo giorno era verso la fine e il pacchetto di sigarette anche.

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