The Subways

parte 3

 

Decidiamo che era arrivato il momento di cercare il tour-bus dei Subways. Anche se volevo far finta di non averli visti, come era mio solito fare per evitare il disagio di parlare in inglese, sorridere nel mentre e fare delle figure poco piacevoli. Ma visto che Mauro è un asso in inglese, gli chiedo di aiutarmi. Dietro il locale vediamo il tour-bus con scritto il loro nome. Troviamo però solo il gruppo spalla. Quindi conversiamo con loro, gli regalo delle copie delle riviste e uno di loro arriva sorridente. Ha rubato una bottiglia di vodka alla fragola dall’interno del bus e vuole cambiare la gentilezza regalandocela. “Cosa me ne faccio di una bottiglia di vodka alla fragola, che schifo!” penso, ma non volevo che si offendesse e abbiamo accettato l’orribile regalo. In quel momento escono dal back-stage il cantante e la bassista dei Subways. Era arrivato il momento di agire! Nascondo la bottiglia sotto la giacca, sperando non cadesse inesorabilmente.

Gli chiedo se potevamo disturbarli: “Sono Alice mi mandano da questa rivista, tra un po uscirà un articolo su di voi” e porgendo una copia: “Posso farvi una domanda?”. Sono stati molto gentili, non hanno sottolineato neanche il fatto che la rivista in realtà era scritta in italiano e loro non lo parlano, sono inglesi. Rispondono alla domanda: “Qual’è la vostra top-five musicale?”. Billy risponde che per prima ci doveva essere Come As You dei Nirvana. Risposta fantastica. Per un oretta siamo stati a parlare con loro e il gruppo spalla. Tra foto e frasi rivolte solo alla stupidità. Ma sono stati momenti piacevoli. Fino a quando ci siamo detti di ritornare verso casa, di conseguenza sono arrivati i saluti. Un: “Passami il link delle foto e di quello che hai scritto” di circostanza di Billy, ancora tutto ciò deve avvenire. Quando salutiamo si avvicinano e ci abbracciano uno ad uno. Mentre aspettavo l’abbraccio anche io cercavo di nascondere il più possibile la bottiglia. Non potevo usare la battuta da uomo “Sono molto felice”.

Era arrivato il mio turno,

Braccia ben allungate e culo in fuori, non si accorgerà mai.” Non è stato così. Mi arrivò un abbraccio bello stretto. Ero contenta e un po imbarazzata. Non ho visto la reazione del suo volto, ancora mi chiedo se il mio giubbotto sia stato abbastanza imbottito per non far capire cosa nascondevo sotto.

Abbiamo portato la macchina fino a Venezia per lasciare Giuliano. Arrivati in Piazzale Roma gli porsi la bottiglia della vittoria. “Ce la berremo una sera a Venezia tutti assieme e ricorderemo!”, gli dissi. Passarono mesi, ma ci siamo organizzati. Giuliano portò la vodka alla fragola, con imbarazzo e disgusto abbiamo bevuto tutti e tre un sorso. Poi abbiamo trovato Emanuele, con una faccia affranta. Racconta “Una serataccia ragà…” Triste e consolato fino a quando vede la bevanda rosa. Sembrava fosse la sua preferita. Con estrema gioia gliela offrimmo e se la scolò tutta nel giro di pochi minuti. I suoi occhi tornarono allegri per qualche secondo. I pochi secondi prima che la fracassare la bottiglia al centro Campo Santa Margherita.

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