Shizune

parte 1

Ci sono volte che scopro un gruppo da ascoltare e quando questo mi piace diventa per un po di tempo una fissazione. Spesso mi succede di trovare e ascoltare un gruppo, spesso per caso, non molto conosciuto e poco dopo o poco prima si scioglie.

Decido quindi di ascoltarlo ovunque e con ogni mezzo. A casa, in macchina, in cuffie e sopratutto con volumi spropositati e con la speranza di vedere un loro concerto prima che sia troppo tardi.

Lo stesso è successo per un gruppo di Vicenza ex-papaboys di nome Shizune. Scoperti per sbaglio ascoltando uno split con altri gruppi dello stesso genere di musica che già conoscevo e avevo già visto. La cosa strana che han molte canzoni in lingua giapponese (oltre che in italiano e inglese) e non mi aspettavo ma suonava bene come lingua. Ascoltati per bene e deciso che avrei voluto vederli live lo step successivo era cercare le date più vicine. Dopo qualche mese sarebbero venuti nel mio paese allo Skatepark ad un evento hc con altri gruppi che avevo già visto ma anch’essi mi piacevano molto. Era un’occasione da non perdere.

Questi eventi sono la mia passione, ne fanno spesso nel veneziano/trevigiano. Vengono sempre organizzati dalle solite persone che anch’essi fanno parte di gruppi che fanno lo stesso genere, è quasi una sicurezza.

Posti improbabili, suoni improbabili ad altezze improbabili per pubblico improbabile. Costo entrata irrisorio o nullo. Gruppi italiani o non, che fanno un genere di musica per molti improbabile ma che a me diverte molto. Molto violenta, allo estremo. Uno cantato che se non conosci il testo non ha alcun senso son solo urla, quasi un lamento. Avvolte i testi sono anch’essi un urlo in faccia. Batteria a doppio pedale, decisiva. Mi disse un giorno un batterista: “Se non suoni doppio pedale, non suoni hc”, mi ha reso chiara l’idea. Niente fronzoli, niente tastierine per me insopportabili. Una goduria estrema e una liberazione.

Sapevo e speravo che quell’evento sarebbe stato spassoso per me. Niente palco, solo strumenti e amplificatori in mezzo alla struttura. Tra rampe, pedane e quant’altro. Pieno di ragazzini che si divertono a far moshing (che Wikipedia dice: Moshing, also known early on as “slamdancing”) ed io a vederli. Alcune persone che conoscono e vedo di rado che però come me a cui piacevano i gruppi che suonavano. In più anche la Viola da Padova sarebbe venuta per vedere dopo tempo che gli dicevo e passavo canzoni.

I concerti iniziavano nel tardo pomeriggio. Gli Shizune erano in scaletta i penultimi. Chiaramente la giornata non andata esattamente come pensavo. Di solito anche se vado a vedere il mio gruppo preferito, non è detto che vada tutto bene. Mi basta anche solo un fastidio dovuto al comportamento di una persona o più e il concerto è compromesso.

Purtroppo in quella giornata fu proprio questo a far si che ci fosse qualcosa di strano. Ma questo disagio fù quasi una colonna sonora per quella mezz’ora in cui hanno suonato loro. Sono quella tipologia di gruppo con testi di estrema sofferenza, guarniti dal urlato struggente. Con loro si è formata come un’arena di persone davanti al cantante, sembrava che nessuno volesse essere partecipe ed essere toccato. Il cantante camminava irrequieto davanti la prima fila da una parte all’altra, con la vena del collo gonfia come non avevo mai visto prima. Facendo così attorcigliare il jack attaccato al microfono, ad un certo punto si è staccato. Ma lui continuò ad urlare avvicinandosi sempre più alla prima fila di pubblico guardandola negli occhi. Esattamente dove eravamo io, Viola e Mauro. Questa è una di quelle cose che un po mi turbano, in questi concerti non te l’aspetti. Son rimasta, non delusa, ma un po sconvolta tanto che ben poca voglia avevo di di star in quel posto. Ma dopo ci sarebbe stato l’ultimo gruppo, ormai ero lì e gli altri ci tenevano a vederlo.

Per me è stata una sofferenza ed una delusione. Ma ho fatto finta di niente, per non creare problemi anche ad altre persone. Quella sera avevo deciso di non vederli più, ma Mauro si era molto appassionato a loro.

Dunque, nell’arco di qualche mese Mauro viene alla conoscenza di un loro concerto a Vicenza. Ci teneva molto ad andare. Ma io non molto, sopratutto dovendo fare anche un’ora in macchina per arrivare in quel posto. Sarei andata comunque, un concerto in più non fa mai male. Per fortuna ci arrivò la una notizia, da un giovane ragazzo, che gli Shizune avrebbero suonato due giorni dopo proprio nel paese affianco a noi. In pratica potevamo andarci anche in bici. Assurdo per noi da pensare. Il nome del posto in realtà non lo conoscevamo. Eppure non ce ne sono molti che aderiscono a fare quel tipo di concerti vicino a dove abitiamo ma lì per lì non ce ne preoccupiamo. Avevo ancora tempo e modo per prepararmi.

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