Viola e il drunk dialer

parte 1

 

Al ritorno dal suo viaggio a Berlino Viola mi dice “Ci dobbiamo incontrare, ti devo raccontare, ne sono un po preoccupata”.

Ci siamo trovate lungo l’argine a Padova, una serata buona e neanche troppo fredda.

Incomincia a raccontare.

Mi dice che una sera, in bar era stata abbordata dal barista. Un tipo non proprio grazioso, irlandese, con denti poco belli da vedere e con dei tatuaggi che potevano sembrare di quelli fatti a mano da un galeotto. “ha cominciato a complimentarsi per la mia capacità di reggere l’alcool, ma era la terza birra grande che gli chiedevo”. Aveva iniziato ad avere il presagio di disgrazia ma senza farci tanto caso lei e i suoi amici ad un certo punto decidono di andar via da quel bar.

Tre giorni dopo si reca in un negozio culto dell’harcore e del punk. Lo riconosce subito. Viola pensava di non rivederlo più in una città così grande come Berlino ma così non andò. Era in piena mattinata e lui era già con una birra aperta in mano. Si dice “Ottimo inizio!”. Cerca di non far molto caso al personaggio che aveva davanti e iniziano a conversare. Lui gli chiede all’istante il numero di telefono ma lei lo ignora. La chiacchierata tra i due va avanti per un po e anche al di fuori dal negozio. Lei gli lascia il suo numero di telefono e si salutano. Non era particolarmente convinta “Devo essere fiduciosa nel genere umano ogni tanto”, disse. Pensava “Sarà finita qui”.

Qualche giorno dopo mentre andava verso l’Italia hanno inizio ad arrivare i primi messaggi dell’irlandese. “Ci siam visti due volte, per sbaglio! Ci siamo detti in croce due parole! Cosa cazzo vuole!? Ha continuato per una settimana! Sicuramente sarà stato ubriaco!”, sentenzia con occhi spalancati. Il bello doveva ancora raccontarmelo. Dopo i messaggi sono arrivate le chiamate. Con le prime quattro non se ne era accorta, poi incomincia a rispondere. Lui biascicava “Era chiaramente ubriaco! Ancora!” mi continua a raccontare Viola. “Le uniche cose che ho capito era che dopo una settimana voleva venirmi a trovare, ha cominciato con un sacco di domande di dove e con chi abito! Lì ho preso veramente paura”. Voleva in pratica che lo ospitasse. La mia immaginazione a quel punto ha dato i suoi frutti sulla scena, il ragazzo e purtroppo l’avvenuta a Padova di esso, l’angoscia è uscita anche a me. Le chiedo quindi le specifiche della telefonata, Viola soddisfa le mie curiosità. “La telefonata è andata avanti a tentoni, non ce la faceva evidentemente. “Ha finito dicendomi che andava a letto e l’indomani si sarebbe organizzato” la guardo con la faccia di chi ha visto il fantasma del nonno. In quel momento mi aspettavo che lo tirasse fuori dalla borsa e me lo presentasse. Credo abbia capito subito, mi ha consolata con un “Non l’ho più sentito! La settimana è ben che passata!”. Un sospiro generale!

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